martedì, febbraio 09, 2010

Glad to be wise, after all

Ciò che contraddistingue il saggio, principalmente, non è il sapere stesso, ma la volontà di sapere. È evidente infatti che lo stupido non desidera sapere, poichè non osserva, non medita, non indaga. Ciò genera inconsapevolezza, e di conseguenza spensieratezza, che coincide con l'ideale più comune e volgare di felicità. Per questo la stupidità appare più attraente della saggezza: il sapiente fatica e stringe qualcosa che non riusciamo neanche a comprendere, lo stolto ozia e vive tranquillo e felice.

In parte vero, ma vale se il punto di partenza è la stupidità. La chiave sta nel punto di vista. Mentre lo stolto non capisce quale sia la meta del sapiente, nè vede un'utilità nella ricerca, il saggio comprende ciò che insegue. Riconosce perciò il suo valore, ed è per questo che non torna rassegnato alla stupidità dopo tante fatiche, perchè faticare per la sapienza gli appare comunque più qualificante di vivere nell'ignoranza.

Chi, in conclusione, decide che è il momento di osservare, meditare, indagare, non torna mai indietro. È un prospettiva che suscita timori e dubbi, ma tutto sommato non mi trovo male.

È una tematica davvero troppo ampia per riassumere tutto quì. Bisognerebbe scriverci un libro, solo che gli stolti poi non lo leggerebbero.

1 commento:

  1. Un saggio potrebbe essere una persona in grado di far fronte nel modo migliore a tutti i propri desideri e le proprie aspettative, lavorando sia sui mezzi per raggiungere il proprio scopo, sia sul proprio scopo affinchè sia raggiungibile dai propri mezzi. E nonostante ciò, tenendo in considerazione i fattori imprevedibili, che ci sono, visto che non si vive solo in noi stessi.

    RispondiElimina

Drop a line: